Benelli Tornado 3, ventole e coraggio da vendere

Benelli Tornado 3, ventole e coraggio da vendere

2 Aprile 2021 0 di La Redazione

Per me questa moto è un simbolo del genio Italiano, siamo criticati sotto tanti aspetti, ed anche se ci fa rabbia in realtà un fondo di verità c’è, è anche verò però che quando si tratta di cercare innovazione e genialità siamo sempre stati tra i primi al mondo. E questo è anche il caso della Benelli Tornado 3, nata prima con cubatura da 900cc e successivamente portata a 1130cc.

E’ impossibile non notare che il tratto distintivo e innovativo di questa Benelli dei primi anni 2000 sono due ventole nel codone che sembrano i motori TurboFan di un F14 – fermo – che aspetta il via dallo Stuart per il decollo da una portaerei per riempire di fuoco i due getti con i postbruciatori accesi a tutta manetta – sto delirando – Quando avete visto una Benelli Tornado 3 per la prima volta, avete per caso immaginato qualcosa di simile? Non so voi – ma io si – e ricordo bene quando venne presentata questa moto davvero particolare. La prima domanda che mi venne da fare è stata: ma che ci fanno due ventole dentro il codone, è uno scherzo vero? è forse un richiamo al mondo dell’aviazione?? Che diavoleria è questa? Ma a che cosa serviranno? Era una cosa mai vista su una moto, a metà tra futurismo e TRASH.

Gli unici mezzi a ruote che mi ricordi che ho visto muniti di una ventola posteriore sono la Bat-Mobile..(quindi un mezzo puramente di fantasia mai esistito)

e un prototipo realmente esistito che proviene dal 1978, precisamente dal mondo della Formula 1. E’ la Brabham BT46/B.

Però, dite la verità…che meraviglia!

BREVE CENNO DI STORIA : Nel caso della monoposto la ventola serviva a creare una depressione sotto l’auto da cui ne conseguiva lo schiacciamento a terra di tutto il corpo vettura, aumentando di molto l’effetto suolo , così tanto da costringere gli ingegneri a dotare la macchina di ammortizzatori tre volte più rigidi per evitare che l’auto toccasse terra appena accesa…da ferma . Il regolamento però vietava esplicitamente dispositivi che avessero funzioni aerodinamiche fini a se stesse senza che la loro funzione principale fosse un altra. Per aggirare il regolamento, e rendere l’auto in regola per correre, alla ventola venne anteposto un radiatore di raffreddamento che prendeva aria da sopra il motore, così da far credere che lo scopo della ventola fosse principalmente quello di raffreddare il radiatore. L’auto Aveva una superiorità imbarazzante ed ebbe comunque vita breve, venne bandita dalle corse con la motivazione che la ventola fosse troppo pericolosa in quanto sollevava detriti scagliandoli contro i piloti in scia.

È da qui che mi ricollego alla Tornado 3, ,prendendo spunto da questa breve introduzione automobilistica, perché in realtà un collegamento c’è. Anche se in maniera diversa, le ventole nel codone (in realtà elettroventole) della Benelli servono proprio a raffreddare il radiatore dell’ acqua che è posto dentro il codone – Attraverso delle condotte – l’aria entra da delle prese poste sulle carene sotto il cupolino arrivando fino ad incontrare il radiatore. Questa ingegnosa quanto particolare e fuori dagli schemi soluzione sarebbe servita a diminuire la sezione frontale della moto migliorando al tempo stesso la penetrazione aerodinamica del mezzo. O è stato solo un vezzo ingegneristico e di design, può essere.

si vede bene il percorso dell’ aria che da sotto il manubrio si incanala fino al codone
motore Benelli tornado 3 LE (si nota la frizione a secco)

La Benelli Tornado Tre 900 fu progettata dall’ingegner Riccardo Rosa il quale vantava già all’ epoca, un curriculum di tutto rispetto. Infatti, oltre ad aver lavorato per la Cagiva in classe 500gp (dal 1992 al 1994) con ottimi risultati, è stato anche direttore tecnico del team di Formula1 Fondmetal nel 1991 e aveva collaborato già con Ferrari e Alfa Romeo. insomma non era davvero l’ultimo arrivato.

La Benelli Tornado 3 fu Disegnata nel 1997 da Adrian Morton (allievo di Tamburini -e creatore della MV Agusta F3-), aveva un disegno decisamente fuori dagli schemi, fortemente voluta dalla gestione del tempo con a capo Andrea Merloni, che aveva rilevato la storica fabbrica italiana. In seguito ceduta ai cinesi.

A quel tempo Benelli non navigava nell’oro ma decise di fare un grande sforzo per portare la Casa nel mondiale Superbike, sperando di ridare quel prestigio alla casa che da tradizione aveva associato il suo nome alle corse ma che mancava ormai dal 1969. Per farlo costruì come richiedeva il regolamento, per poter partecipare al mondiale, 150 esemplari di Tornado 3. I risultati furono scarsi ma comunque sopra le aspettative, considerando anche la concorrenza agguerrita. Alla guida della moto da gara nel 2001 e 2002 c’era Peter Goddard, pilota esperto le cui preziose indicazioni aiutarono a sviluppare una moto decisamente non proprio competitiva.

La stagione 2001 si concluse con una 36 esima posizione finale mentre nel 2002 si posizionarono un po’ più in alto arrivando ventiduesimi con un undicesimo posto come miglior risultato in gara e 12 gare concluse su 18. I risultati non facevano ben sperare per raggiungere quel filo di competitivita in piu’ per lottare con i migliori ma l’obbiettivo di Benelli era ormai stato raggiunto, essere presente nel mondiale Superbike dando al marchio quella visibilità che mancava da anni. Purtroppo però il sogno non durò a lungo e la timida risposta nelle vendite decretò il fallimento dell’impresa ed Andrea Merloni decise di lasciare..Una cosa curiosa ma che descrive bene gli sforzi fatti per cercare la strada giusta nello sviluppo di questa moto in Superbike è stata l’epopea degli scarichi. Prima due sovrapposti su un lato, poi due ai lati e infine un unico scarico laterale giudicato più performante.

La tornado 3 inoltre partecipò anche al Tourist Trophy del 2000 con un inedita configurazione del tre cilindri di 900cc a scoppi irregolari che avrebbero consentito un erogazione più lineare. Questa tipologia di motore venne usata soltanto per questo evento è mai su una moto di serie. In compenso venne fatta una livrea in versione celebrativa del TT

La moto iniziale che Benelli mise in vendita al pubblico fu dunque in tiratura limitata di soli 150 esemplari e prese il nome di Benelli Tornado 3 900 LE (Limited Edition), entra in produzione nel 2002 ed è venduta in serie numerata al prezzo esorbitante di 36.000 euro. Una versione da Facoltoso paperone in cerca di una moto esclusiva. Il motore era un tre cilindri in linea da 898cc con 4 valvole per cilindro e cambio estraibile, inclinato in avanti di 15° con controalbero smorza vibrazioni. La potenza era di circa 142CV a 11.500 giri. Il telaio era un capolavoro di ingegneria di derivazione aeronautica. era essenzialmente un traliccio in tubi di acciaio ASD (anodic Spark deposition) vincolato con viti traenti ad una sezione di alluminio scatolato in cui in questa versione si può regolare anche l’inclinazione del canotto di sterzo. La versione LE era fornita di tutto e di più. Carbonio un pò ovunque, carter e coperchi del motore in magnesio, Scarico in Titanio, Cerchi forgiati Marchesini, forcelle e mono Ohlins, frizione a secco. Nonostante tutto questo ben di dio di materiali nobili faceva segnare sulla bilancia un peso superiore ai 185Kg che diventavano 198 nella versione Standard, decisamente più umana nel prezzo che scendeva intorno ai 17.000euro, allo stesso tempo pero’ scendeva anche la qualità dei materiali e delle dotazioni di serie. Il telaio è trattato al Cro-mo e il canotto non più regolabile, la plasica prende il posto del carbonio, l’alluminio al posto del magnesio e del titanio dello scarico, i cerchi diventano dei seppur ottimi Brembo, ma Pressofusi, le forcelle Marzocchi e il mono Extreme Technology. Insomma, la Tornado restava tutto sommato un ottima moto. Questo downgrade è stato fatto per limitare i costi e rendere la moto accessibile. nonostante gli sforzi però non ha mai avuto il riscontro nelle vendite che avrebbe meritato.

Il canto del cigno della Tornado 3 fu la 1130cc che venne presentata nel 2006 e prodotta per appena 2 anni. La potenza saliva a 161cv, la moto guadagnava gestibilità ai medi regimi risultando meno scorbutica. Furono lanciate nuove bellissime colorazioni. Ormai e nonostante ciò la moto non era più al passo con la concorrenza e rivaleggiare con Yamaha R1 e CBR 1000rr era diventato quasi impossibile, il progetto aveva ormai diversi anni. Gli ultimi modelli 1130 infatti sono rarissimi da trovare sull’usato. La moto però era stata migliorata notevolmente e non aveva più i difetti al motore che affliggevano i primi modelli da 900cc, anche se comunque rimaneva una moto delicata, lontana anni luce dall’affidabilità di Honda e delle moto giapponesi in generale. Gli addetti ai lavori però, hanno sempre difeso spada tratta la loro Tornado, sostenendo che con una manutenzione accurata fatta da professionisti, molti dei problemi non sarebbero mai venuti alla luce.

Un altro fattore che ha in parte decretato lo scarso successo della Tornado è stata la scarsa rete di concessionari allora presenti sul territorio e dei centri assistenza che ha fatto rinunciare in molti ad avventurarsi all’acquisto di una moto davvero molto interessante quanto particolare oltre ad essere tutto fuori che economica. Certo, componentistiche di pregio, design avveniristico e innovazione potevano essere sufficienti per giustificarne il prezzo, però lo spietato mondo delle vendite e le logiche del mercato hanno regole tutte sue. Evidentemente, non c’è stata abbastanza fiducia, oppure non era un marchio Considerato al pari di tanti blasoni dell’ epoca e ricordiamoci che Benelli era una vita che non costruiva una moto grossa e il suo buon nome era associato solo ai piccoli scooter e motorini di successo degli anni 90. Aggiungiamo anche che l’assenza da anni da ogni competizione sportiva probabilmente aumentava i dubbi sul livello della moto.

Però…questa particolare “creatura” a modo suo ha lasciato il segno nel mondo delle Superbike come poche altre. La sua rarità sul mercato, il modo in cui è stata pensata, e la forte propensione all’innovazione da parte di chi ci ha creduto (oltre allo sforzo economico) merita un riconoscimento. Una follia geniale del made in Italy, un preciso segnale che fu lanciato allora e proiettò Benelli nel futuro e in parte se Benelli è tornata ad essere dove è ora è anche merito suo. La tornado 3 è una moto esclusiva e come tale sta vedendo crescere le sue quotazioni sull usato. Se ne volete una dovrete faticare non poco per trovarla ed essere disposti a spendere circa 10.000 euro per la versione standard.